Caro Erode, i bambini sono innocenti e non si toccano
Caro Erode, dobbiamo ammetterlo, tu ai bambini non sei mai stato molto simpatico perché hai voluto prendertela con degli innocenti. Hai avuto così tanta paura che un bambino ti avrebbe spodestato, facendoti cadere nel dimenticatoio della storia, che hai voluto sfidare Dio. Ma non ci sei riuscito. L’altro giorno, davanti all’immagine di una piccola siriana trovata morta sulla spiaggia, ti ho pensato e ti ho trovato tremendamente e incredibilmente attuale.
Quello di Sajida Ali non è l’unico corpo emerso dalle acque dell’Egeo. A settembre era stato trovato senza vita il piccolo Aylan, raccolto dalle braccia di un impotente soccorritore. Più di settecento, dall’inizio dell’anno, i bambini annegati, scivolati dalle braccia delle loro mamme. Bimbi di pochi anni. Vite sommerse prima ancora di sbocciare.
Storie spazzate via, colpevoli di vivere per strada, di non avere famiglia, di essere potenziali delinquenti. Eliminate perché la grande città si possa presentare pulita di fronte alla prossima grande Olimpiade.
Speranze di pace sbarrate dalla perfida reporter ungherese, che si diverte a far cadere con uno sgambetto il papà che teneva stretto in braccio il suo piccolo Zaid, disperato per il dolore e la sorpresa. Caro Erode, lo so che stai sorridendo ma non cantare vittoria! In questo Natale noi non vogliamo rassegnarci.
Quando nella notte santa incontreremo Gesù bambino, noi vogliamo aprire bene gli occhi con uno sguardo pieno di misericordia capace di vedere la miseria di tanti bambini. Terremo gli occhi bene aperti per scuotere le nostre coscienze di persone grandi. I bambini, ogni bambino, sono l’antidoto sicuro per i nostri egoismi che costringono l’altro ad essere al servizio dei nostri desideri; sono la sorpresa per la superficialità di tante nostre idee che pretendono di conoscere la strada e di indicarla agli altri; sono uno schiaffo all’opulenza di tante tavole imbandite che dimenticano la povertà della stalla di Betlemme; sono una mano tesa al nostro desiderio di rivalsa e vendetta che vuole dimostrare chi è il più forte. C’è un’infanzia rubata per trasformare bambini in piccoli guerrieri già capaci, nonostante la giovane età, di sparare, usare il coltello e, se necessario, tirare una levetta sopra la cintura e saltare per aria. Per tanti bambini caduti nelle grinfie di adulti pericolosi la guerra è insegnata come noi insegniamo lo sport. Dura, spietata disciplina non per formare la personalità, ma per farne abili soldati. Noi adulti che ci occupiamo di sport vogliamo tornare a parlare la lingua dei bambini, cullare i loro sogni, ascoltare la loro immaginazione, i loro desideri e custodire le loro speranze. Troppi bambini “sono sfruttati, maltrattati, schiavizzati, oggetto di violenza e di traffici illeciti. Troppi bambini oggi sono profughi, rifugiati, a volte affondati nei mari... Di tutto questo noi ci vergogniamo oggi davanti a Dio, a Dio che si è fatto bambino”. In tutti i bambini dobbiamo essere capaci di riconoscere Gesù se vogliamo davvero, anche quest’anno, fare il presepe.